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RIFRAZIONI DALLA MEMORIA

 

Ogni tentativo di inquadramento della produzione artistica contemporanea sviluppato secondo canoni di verticalità o di orizzontalità, o secondo illusori parametri di una avanguardia arresasi alle derive concettuali, è destinato ad arenarsi nel vuoto.


Viandante, le tue orme sono
il cammino, e nulla più;
viandante, non c’è cammino,
sei tu che fai il sentiero camminando.
Con l’andare si fa il cammino
e nel voltarsi indietro
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’é cammino,
solo scie sul mare.

Antonio Machado


È certo che l’arte vive di rifrazioni che si propagano dal reale per diventare miraggio, esaltando una coesistenza che vive nelle differenze. Già nel 1938 Edgar Varèse scriveva che (l’artista) non deve fare altro che vivere. L’arte obbedisce alle medesime leggi della vita. E la vita è sforzo, movimento, progresso. Aggiungerei “memoria” nel senso di “esperienza”, di “rifrazione” del ricordo che nell’assunzione condivisa, apparentemente unitaria, appare e crea discontinuità, interrompendo flussi di continuità razionale. Non v’è dubbio, infatti, che il fenomeno della diversità altro non è che un molteplice aspetto dell’interpretazione della vita di cui l’opera d’arte è specchio. E in questo specchio, al di là delle convenzioni e delle convenienze ideologicamente orientate e delle strategie tecniche di attivazione, si riflette un ordine di complessità che mette a dura prova schemi e certezze di ragionamenti consolidati. La complessità genera differenza e la differenza sta nell’incontro con l’altro, attraverso l’intreccio e l’ibridazione con l’alterità che costituisce la costante dell’esperienza artistica (ed umana), cioè la stessa base di individuazione della forma e dello stile.
Nelle opere di Evita Andújar, Francesco Cabras, Luca Cecioni, Claudia D’Anna, Maria D’Anna, Gianni Grattacaso, Costabile Guariglia, Federica Limongelli, Vanessa Lodigiani, Pamela Napoletano ciò che conta è ciò che è diverso, anche quando questo diverso è apparentemente uguale, somigliante: è la capacità di rielaborazione del vero che ci circonda, la definizione e la ridefinizione di quello che ci viene offerto alla vista che crea il valore. Un valore di diversità che qui è indice, al contrario della comune accezione, di unità, di una speciale unicità che si conforma come eccedenza rispetto a ciò che è uniforme, promuovendo quella alterazione della regola che è l’alfabeto imperfetto della creatività.


Marcello Palminteri


in Rifrazioni dalla memoria
a cura di Marcello Palminteri
con un testo di Aldo Colucciello

catalogo della mostra omonima
TYPO - Ex Tipografia Storica, Napoli
14 dicembre 2017 - 6 gennaio 2018


 
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