lillorizzo - marcellopalminteri

Vai ai contenuti

Menu principale:

marcello palminteri | contatti

CATALOGHI E PUBBLICAZIONI
| ARTICOLI | MOSTRE | ARTISTI E TESTI | ALBUM | NEWS

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::


 
 
 

LILLO RIZZO
STRATIFICAZIONI

 

Il linguaggio di Lillo Rizzo (Santa Flavia, Palermo, 1949) si fonda sulla raccolta e sulla conservazione poetica di simboli e simbologie che emergono da un fare pittorico il cui rito avviene per stratificazioni ed affioramenti, placando l’energia del gesto nelle lamine sottili che sono la pelle delle sue opere: il colore, i tessuti, le carte, le impalpabili veline di cui sono composte condensano sulla superficie mondo e immaginazione, verità e sogno, realtà e finzione. Siamo di fronte ad una sintassi del fuori scritta nel perimetro del dipinto; i chiari riferimenti esterni (che erroneamente potremmo definire Pop) costituiscono la base di partenza su cui si anima la sua esperienza di artista, densa e affabulante nel suo procedere per metafore il cui significato è sempre interiore e va cercato come se ci si trovasse avvolti dalla nebbia. Questa affabulazione assorbe, nel suo stratificarsi leggero, elementi pittorici ed extrapittorici: la pratica del collage, l’inserimento fotografico, l’emergere di piccole carte di svariata provenienza, strappi e sagome di titoli vagamente leggibili, formine di plastica, sono immessi nell’opera come “spezzoni di mondo” che, recuperati e ricontestualizzati, rivivono nella dimensione di una pittura viva e pulsante, una polluzione di immagini ora sbiadite, ora tanto invadenti che pare si riproducano ed emergano senza richiesta; improvvisi narrativi spesso apparentemente scollegati fra loro, imprevedibili nel loro apparire. Così questa pittura genera, suggestivamente, un vocabolario di immagini date e vissute come conoscenza del proprio tempo e per questo configurandosi come partecipazione emotiva carica di tensioni frantumate e continuamente ricostruite nell’abilità del suo gesto creativo. Lillo Rizzo è artista tra i meno conosciuti ma tra i più interessanti della sua generazione, sulla scena artistica non soltanto siciliana, come conforta un curriculum serio e lineare fatto - com’è naturale per un uomo schivo e selettivo come lui - di poche ma significative presenze in rassegne qualificatissime (1989, Triennale d’Arte Sacra di Celano, a cura di Giorgio Di Genova; 1991, II Biennale d’Arte Sacra di Siracusa, a cura di Enrico Crispolti) e la presenza nell’attivissima e dinamica realtà che è l’Osservatorio dell’Arte Contemporanea in Sicilia - Museum fondato e diretto da Ezio Pagano che, sin dai primi anni Sessanta ha seguito con sincero interesse il lavoro dell’artista e che, sicuramente per primo, ha saputo cogliere nella sua opera il vigore del segno, la chiarezza della struttura, la caratteristica invenzione timbrica di una pittura mai inerte, piuttosto materia animata dalla quale l’atto compositivo libera la ricchissima carica vitale nelle onde delle sottilissime stratificazioni. Stratificazioni che sempre più assumono la funzione di tramite con l’invisibile e assegnano al colore il compito di rivelare l’altrove abitato dalla scena dipinta. Così Rizzo ritrova la propria dimensione naturale, affondando nella materia per restituirne il senso di ambiguità posto dal gioco di luce e di ombra, metafora del coinvolgimento che le sue opere presuppongono e pretendono da chi le guarda. In quanto, queste pagine di pittura, si impongono di prepotenza alla nostra attenzione e tenacemente abitano la nostra memoria, come segno di una situazione di ambiguità che ciascuno di noi, nostro malgrado, è costretto a vivere.


Marcello Palminteri

in Artantis.info, n. 1, gennaio/febbraio 2011, Artantis Edizioni, Napoli


 
Torna ai contenuti | Torna al menu